CULTURA POP
ASOS AMBASSADORS: L'INTERVISTA DOPPIA
Di Team ASOS, 1 agosto 2018
Denise, conosciuta sul web come @dueditanelcuore, e Irene, fondatrice di Bossy, piattaforma di informazione sui diritti e pari opportunità delle minoranze, in particolare della comunità LGBTQ. Due amiche all’apparenza diverse ma con un unico grande obiettivo: battersi per ciò in cui credono. Sui social, attraverso le loro passioni o per le strade di Milano (inondata di folla durante il Pride che le ha viste protagoniste), il dream team ha a cuore il futuro del proprio Paese e di quei cittadini che ancora lottano per essere rappresentati. Coraggio, determinazione e ironia sono solo tre delle qualità che le caratterizzano e che il team ASOS apprezza di loro. Il resto (icone di stile e dilemmi outfit compresi) è tutto da scoprire qui di seguito…

Foto: Giovanni Storiale

Instagram: @bossyitaly
Descrivetevi in 140 caratteri
D: Sono quella che trovate sotto il palco di un concerto con gli occhiali da sole anche a mezzanotte.
I: Tengo la rubrica Parità in Pillole e sono presidente di Bossy. Più comunemente conosciuta per aver parlato male di 50 sfumature sul web.
Come vi siete conosciute e cosa vi accomuna?
D: Ci siamo conosciute su Instagram. Ci accomuna una gran voglia di creare cultura insieme. Lei è quella più seria, io quella più pazza. Ma nella vita ci vuole un pizzico di entrambe le cose, no?!
I: Sfruttiamo la nostra notorietà per sottolineare ciò che non va nella società e per questo veniamo spesso giudicate. Ma accettiamo le critiche. D’altronde è il prezzo da pagare se si vuol cercare di cambiare le cose nel mondo.

Foto: Giovanni Storiale
Raccontateci com’è andato il Pride
D: Questo di Milano è stato sicuramente il più numeroso a cui io abbia mai partecipato. Si respirava aria di festa e di lotta, di balli e di “Non ci fermerete mai”, esattamente come dovrebbe essere. Perché il sol pensiero che qualcuno possa dire a qualcun altro “No, tu non ti puoi amare” mi fa impazzire.
I: É stato, come sempre, una meritata festa e una battaglia. Ho scritto una canzone per l’occasione, "Pride", e vedere la gente cantarla dietro lo striscione di Bossy mi ha commossa. Ed è per tutte queste persone che marciano assieme, che vengono ad abbracciarti e ringraziarti portando una lettera o un regalo che ogni giorno ci metto la faccia su internet rischiando insulti e minacce. Io al Pride ritrovo la mia enorme famiglia.

Instagram: @bossyitaly

Foto: Giovanni Storiale
Cosa significa essere donna e femminista oggi
D: Essere donna e femminista oggi significa essere incompresa. C’è una grande ignoranza sull’argomento e stereotipi a go-go. Essere femminista oggi vuol dire lottare per tutte le parità, sporcarsi le mani, manifestare, organizzare eventi, scrivere, parlare, andare al Pride. Il mio personale femminismo è ben lontano sia dal pinkwashing che dal femminismo stantio di chi è più grande di me e la difficoltà maggiore sta nel far passare il messaggio.
I: Significa avere coraggio e tanta pazienza. Coraggio di spendersi sempre, di vedere un'ingiustizia e non stare zitta. Tanta pazienza perché la gente non sa nemmeno cosa significhi essere femminista.
Quali sono le vostre icone di stile e cosa rubereste dal loro armadio?
D: Mi ispiro a Winona Ryder per tutto: dal taglio di capelli alla combo jeans + maglietta. Ma anche lo stile francese ha impatto sul mio look. Penso che l’interprete migliore di questo mix (dopo di me, ovviamente) sia la Drew Barrymore degli anni ’90.
I: Mia madre si è sposata in pantaloni neri e camicia a righe bianca e nera. Ed è il capo che le rubo più frequentemente. Mi ha insegnato che si può anche uscire dagli schemi quando si tratta di vestiti.

Foto: Giovanni Storiale
Su cosa puntate quando avete un dilemma outfit e non sapete cosa indossare?
D: La mia divisa è sicuramente jeans nero a vita alta, Vans o Dr Martens e camicia annodata in vita. Orecchini come se piovesse, anelli peggio. Sì, è tutta colpa di Drew Barrymore.
I: La combo jeans e maglietta resterà per sempre intramontabile. Poi io sono figlia degli anni ‘90, ho Joey Potter come modello da seguire!
Il prossimo tabù / muro da abbattere?
D: Il sesso in generale. Già solo la parola stessa è un tabù. E invece pensa quanto sarebbe più serena la vita di tutt* se imparassimo a viverlo come quello che è: una cosa bellissima.
I: Quello riguardante il consenso. Abbiamo un problema con la rape culture e il victim blaming, ho sentito troppe volte "Se l'è cercata". Nella mia agenda femminista, sicuramente metto questo!